LA VOCE, IL CANTO E LA PERSONA

La Voce, il Canto e La Persona

L’espressione vocale è a tutti gli effetti un prodotto corporeo, dovuto al movimento; è il primo strumento di comunicazione ed espressione di cui disponiamo, il nostro primo strumento musicale.

Veniamo al mondo, e il nostro primo contatto con noi stessi e con l’ambiente è la nostra voce. Le vibrazioni che la voce produce dall’interno del nostro corpo e nell’ambiente si intrecciano immediatamente con la nostra produzione vocale: la retroazione fra vocalità e udito si stabilisce intimamente così presto che spesso la persona sorda non impara a parlare, mentre noi tutti (in condizione di assenza di patologia) impariamo facilmente a modulare la nostra voce. Tra tutti i nostri comportamenti, tra tutte le nostre azioni, solo l’emissione vocale è così immediatamente controllata e monitorata dal sentire la nostra stessa voce (Moschetti, 2006). Mentre produciamo un suono sentiamo la nostra voce da un lato internamente attraverso le trombe di Eustachio che collegano direttamente la faringe alla cassa timpanica, dall’altro esternamente, e con un minimo ritardo, nel suo riflettersi sugli oggetti attorno a noi. Sentiamo la nostra voce risuonare dentro e fuori di noi attraverso le vibrazioni che essa produce: la produzione vocale è sempre controllata e continuamente modificata dal nostro sentire.

L’emissione vocale dipende dal respiro, e la respirazione è il nostro più immediato e indispensabile scambio con il mondo. E il respiro è la materia della voce, materia cui le corde vocali danno forma. La nostra voce è il risultato della vibrazione delle corde vocali all’espirazione dell’aria, e l’aria è il veicolo attraverso cui la voce, il suono, viaggiano da noi nel mondo, risuonando.

Più di qualsiasi manifestazione comportamentale, l’uso della voce rappresenta un’espressione della persona tangibile, riconoscibile al mondo, e in quanto tale mantiene su di sé connotati emozionali, motivazionali, comunicativi: la nostra voce, come nostra “manifestazione” nel mondo lascia sempre una traccia, anche quando il suono non è articolato nelle parole, attraverso le sue specifiche caratteristiche.

La voce, risultato di un accordo psicofisico tra corpo, essenza ed espressione, esprime la presenza, in ogni sfumatura, così come permette di esprimere e cogliere eventuali lesioni e fratture dell’identità personale. La voce più dello sguardo è specchio dell’anima, poiché le caratteristiche della specifica emissione vocale di ognuno nel qui ed ora della comunicazione si rifanno ad aspetti profondi della persona: questa manifestazione di sé, rappresenta una forma di totale apertura all’intimità.

La nostra voce, così come la nostra postura e la nostra modalità di muoverci nello spazio sono correlate intimamente con il nostro stato d’animo, con la nostra personalità, ma anche con la nostra immagine di noi stessi (Battaglia Damiani, 2003) e con la rappresentazione che abbiamo di noi nell’ambiente in cui ci muoviamo, quindi con la nostra identità (Ruggieri, 2001).

La voce è l’esito del bisogno di comunicare (Linklater, 2008), così come è evidente il suo significato funzionale.

Usare la voce è dunque esprimere: esprimere significa “premere per far uscire”. Esprimere è impegno a trasformare un contenuto psichico da dentro, interno, potenziale, indefinito e imprecisato, a fuori, esterno, attuato, concreto e reale, definito, preciso, condivisibile, comunicabile. Lo sforzo per esprimere ha un forte carattere conoscitivo. L’impegno espressivo dà forma all’indicibile e caotica esperienza interiore, attraverso la forma la rende comunicabile agli altri (Moschetti, 2006).

Questo processo, il dare forma, accomuna ogni espressione artistica al processo psicoterapeutico, al prendere contatto con parti di sé in ombra (Robbins, 1987). Se ricordiamo che centro focale di ogni psicoterapia è l’intimo coniugarsi di presa di coscienza e condivisione con l’altro, appare chiara la portata terapeutica dell’espressione artistica. Proprio nell’esprimermi agli altri, mi conosco.

Da un punto di vista teorico, elementi peculiari del lavoro sulla vocalità si ritrovano nella Teoria Psicodinamica, nella Bioenergetica di A. Lowen così come anche nel Meta Modello Psicofisiologico Bioesistenzialista Integrato sviluppato da V. Ruggieri: le nostre memorie sono in primo luogo memorie del corpo e derivano dalle nostre esperienze fin dalla vita intrauterina che è immersa nel suono e nella relazione corporea tra madre e bambino attraverso la risonanza corporea. Il nostro corpo è il risuonatore per eccellenza che dall’interno convibra nell’ascolto e vibra nella produzione dei suoi suoni, della voce. Il nostro corpo con i suoi gesti, le sue tensioni emotive, la mimica del volto parla, narra, racconta spesso inconsapevolmente delle nostre emozioni, delle nostre rappresentazioni presenti, passate, e in divenire, le nostre esperienze, le nostre aspettative, il nostro stare nel mondo. La nostra espressione vocale è parte integrante di questo complesso intreccio quale è il nostro corpo, e non si può prescindere dal corpo quando si lavora con la voce.

Data la psicofisiologia dell’emissione vocale, che comporta un flusso energetico che attraversa il nostro corpo (aria, vibrazioni, ossa, muscoli) per poi proiettarsi all’esterno, un lavoro indirizzato sulla vocalità risulta essere un prezioso strumento auto-conoscitivo, indicatore della propria presenza nel “qui ed ora” e allo stesso tempo un potente veicolo di trasformazione e cambiamento.

Ma come funziona la voce (Linklater, 2008)?

  1. Una serie di impulsi vengono generati nella corteccia motoria del cervello e inviati alle strutture del linguaggio attraverso i tratti neurali;
  2. Gli impulsi sono sincronizzati in modo da arrivare nei diversi punti del corpo affinché si verifichi una serie di azioni omogenee e coordinate;
  3. Il tratto vocale che va da labbra e naso ai polmoni si apre e i muscoli della respirazione preposti all’inspirazione si contraggono accrescendo la grandezza del torace e creando così un vuoto di pressione (Battaglia Damiani, 2003) nel torace in modo che l’aria possa affluire nei polmoni relativamente senza ostacoli;
  4. Quando si è inspirata aria sufficiente per la desiderata espressione, il sistema respiratorio cambia direzione e tramite una combinazione di contraccolpo elastico di tessuti distesi e la contrazione dei muscoli addominali e toracici, si sviluppano delle forze che respingono l’aria su per il tratto vocale e fuori dalla bocca e dal naso;
  5. Ma nel frattempo, nella laringe, le corde vocali si sono almeno parzialmente avvicinate all’inizio dell’espirazione così che il flusso di aria è adesso in parte ostacolato nel suo percorso verso l’alto;
  6. Le flessibili corde vocali si sono attivate in quasi sincronica oscillazione mentre l’aria vi passa attraverso;
  7. Queste oscillazioni distribuiscono il flusso dell’aria che esce in diversi sbuffi d’aria che vengono rilasciati nel tratto vocale sovrastante;
  8. Questi sbuffi attivano l’aria nelle cavità risonanti dei passaggi faringei, orali e nasali, producendo suono nei tratti vocali superiori;
  9. La forma, il volume e l’apertura dei risuonatori determinano la struttura degli armonici del suono mentre l’altezza fondamentale è determinata dalla velocità a cui vibrano le corde vocali;
  10. Vi sono due tipi di risonanza: il primo dà forma e colore alla voce generata all’altezza della laringe e indipendentemente dal suono che si vuole produrre per dire quel che si deve dire (crea, cioè, il timbro e le qualità tonali della voce); il secondo tipo modifica il suono generato nella laringe nello specifico suono che serve al parlare. Il primo tipo di suono è sempre disponibile per chi parla, il secondo dipende da ciò che chi parla vuole dire e i movimenti da questo implicati costituiscono ciò che si chiama articolazione, determinata da mascella, mandibola, lingua e bocca.

Abbiamo già detto quanto il lavoro sulla voce non possa prescindere dal lavoro sulla globalità del corpo e da questa descrizione si può cominciare a comprenderne il motivo più evidente, quello fisiologico: i muscoli direttamente coinvolti nell’emissione vocale (muscoli inspiratori ed espiratori, muscoli della fonazione, muscoli dell’articolazione, ecc.), sono collegati a loro volta con altri muscoli e alloggiati in strutture e a contatto con organi progressivamente in tutto il resto del corpo. Non è possibile lavorare sulla vocalità senza intervenire sulla postura, intesa come condizione attiva predisposta alla ricezione e all’azione. Ed evidentemente, ritornando a quanto detto precedentemente sulla globalità del funzionamento psicocorporeo della persona, non è possibile prescindere in questo lavoro dal coinvolgimento emotivo, motivazionale e rappresentazionale implicati nel nostro “stare” al mondo; tali componenti fondanti la persona, hanno una diretta influenza sulla respirazione, sul sistema muscolare, e sulla modalità con cui recepiamo, sulle nostre necessità comunicative e relazionali, quindi anche sull’espressione vocale.

Quali esiti hanno queste considerazioni sulle potenzialità terapeutiche di un lavoro con la vocalità?

La voce viene intesa come espressione di sé, della propria identità, prodotto dunque di un’esperienza complessa.

Il percorso si snoda attraverso la scoperta delle numerose sfumature insite all’interno delle proprie potenzialità vocali, come manifestazione della propria personalità. La voce viene quindi analizzata come strumento di comunicazione intra ed intersoggettivo (Pigozzi, 2008): l’acquisizione di una maggiore consapevolezza nell’utilizzo della propria voce vuole essere uno strumento di maggiore conoscenza di sé, del proprio corpo come rappresentazione relazionale dinamica delle proprie esperienze passate ed attuali, e in cui individuare nuclei organizzatori della propria prospettiva futura, nell’ottica di promuovere l’integrazione della persona.

L’ulteriore risvolto di questo lavoro e’ la possibilità di acquisire un utilizzo corretto e maggiormente consapevole della vocalità, nel rispetto delle proprie peculiarità oltre che potenzialità, con la scoperta del piacere di “esserci”, attraverso tale modalità espressiva.

Bibliografia

Battaglia Damiani D., Anatomia della voce. Tecnica, tradizione, scienza del canto. Milano, Ricordi, 2003.

De Fonzo M., Cantoterapia. Il teorema del canto. Roma, Armando Editore, 2010.

Linklater K., La voce naturale. Immagini e pratiche per un uso efficace della voce e del linguaggio. Roma, Elliot Edizioni, 2008.

Lowen A., Bioenergetica. Milano, Feltrinelli Editore, 1983.

Lowen A., Lowen L., Espansione e integrazione del corpo in Bioenergetica. Roma, Astrolabio, 1979.

Moschetti G., “Voce e persona, voce e presenza”, in http://www.musicoterapia.it/VOCE-E-PERSONA-VOCE-E-PRESENZA.html , 2006.

Pigozzi L., A nuda voce. Vocalità, inconscio, sessualità. Torino, Antigone Edizioni, 2008.

Ruggieri V., Mente, corpo, malattia, Roma, Il Pensiero Scientifico Editore, 1988.

Ruggieri V., L’esperienza estetica. Fondamenti psicofisiologici per un’educazione estetica, Roma, Armando, 1997.

Ruggieri V. L’identità in psicologia e teatro. Analisi psicofisiologica della struttura dell’Io, Roma, Edizioni Scientifiche Magi, 2001.

Ruggieri V., Fabrizio M. E., Della Giovampaola S., L’intervento psicofisiologico integrato in Psicologia e Riabilitazione, Roma,Edizioni Universitarie Romane, 2004.

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