La Compassion Focused Therapy (CFT), o «Terapia basata sulla Compassione», è un approccio psicoterapeutico che si basa su un modello evoluzionistico e biopsicosociale, sviluppato da Paul Gilbert (2005).
La Compassione viene definita “una particolare sensibilità alla sofferenza di se stessi e degli altri, unita ad un forte desiderio e impegno a prevenirla e alleviarla” e “l’abilità di esperire in modo accettante emozioni difficili, di osservare con presenza i nostri pensieri giudicanti, senza permettere loro di dominare le nostre azioni e i nostri stati mentali, di impegnarci in modo pieno con gentilezza e autovalidazione verso direzioni di vita ricche di valore e di cambiare in modo flessibile la nostra prospettiva verso un più ampio senso di sé (Hayes, 2012; Dahl, e coll. 2009).
La CFT offre una spiegazione della sofferenza psicologica e del suo mantenimento basata sullo sbilanciamento di tre sistemi di regolazione emotiva presenti nel nostro cervello (sistema della minaccia, sistema della ricerca di stimoli e sistema della connessione e sicurezza).
La CFT propone un processo di cambiamento finalizzato al ribilanciamento dei sistemi emotivi, tramite l’attivazione di un sistema motivazionale innato, quello della compassione, connesso al sistema dell’accudimento.
L’attivazione del sistema della Compassione produce maggior consapevolezza dell’autocritica e del giudizio cui spesso le persone che sperimentano vergogna, bassa autostima e sofferenza psichica si sottopongono e allo stesso tempo alimenta il fiorire della capacità di rassicurare se stessi e di regolare le emozioni.
Coltivare la compassione verso se stessi, verso gli altri e la capacità di accogliere anche quella altrui verso di noi, allena l’attività del nostro sistema parasimpatico, segnalato da un aumento del tono vagale e della variabilità interbattito, fattori connessi al benessere psicofisico.